La Rx Mammografia secondo le linee guida e' consigliata alle pazienti a partire dai 40 anni
In mammografia digitale la pellicola radiografica è sostituita da un detettore: questo assorbe i raggi x trasmessi attraverso la mammella e converte la loro energia in segnali elettronici, che vengono digitalizzati e fissati nella memoria del computer. Dall’insieme di questi dati viene quindi ricavata un’immagine, la mammografia digitale, che compare su un monitor ad alta definizione. Da qui, dopo essere stata opportunamente elaborata, può essere impressa su pellicola mediante stampante laser o memorizzata in uno dei vari sistemi di archiviazione oggi a disposizione, incluso il CD-ROM.
La mammografia ha sempre avuto come limite quello di essere un esame bidimensionale (2D) per studiare un organo tridimensionale (3D) spesso di struttura complessa. La sovrapposizione delle strutture anatomiche, specie nelle mammelle eterogeneamente dense, ricche di struttura ghiandolare, a volte può mascherare alcune lesioni mammarie (con conseguente ritardo diagnostico), altre volte crea delle immagini che sembrano rappresentare possibili lesioni (obbligando ad ulteriori indagini ed accertamenti, spesso senza riscontro di anomalie sospette).
La tomosintesi è una particolare tecnica mammografica che in modo similare alla Tomografia Computerizzata (TC) permette di ottenere una ricostruzione tridimensionale del contenuto delle mammelle, in cui forma, densità e contorni di eventuali lesioni sono meglio apprezzabili, permettendo una migliore interpretazione radiologica. La tomosintesi fornisce in realtà, non esami 3D veri e propri, ma quasi 3D, ovvero in una singola proiezione si può localizzare tridimensionalmente una lesione senza bisogno dell’altra proiezione ortogonale.
Non vi sono controindicazioni particolari, è sempre una mammografia ma migliore. Mentre la mammella rimane compressa solo pochi secondi in più della mammografia standard, il tubo radiogeno effettua una rotazione ad arco e vengono ottenute una serie di immagini a bassa dose di radiazioni. L’esame è visibile dal tecnico di radiologia sul suo monitor dopo pochi secondi, poi viene spedito alla stazione di lavoro del radiologo. Tutte queste proiezioni vengono processate, ricostruite e le immagini sono disponibili in meno di 1 minuto sulla workstation del Radiologo, che può visualizzare a monitor sequenze di sezioni sottili 1 mm (slices) o più spesse (slabs).
l risultati pubblicati di screening di popolazione effettuati in vari paesi (Europa, USA) evidenziano un aumento del detection rate del 10-53%, ottenuto in associazione a una riduzione del recall ratedel 20-59% quando è stata utilizzata la combinazione mammografia 2D + tomosintesi rispetto alla mammografia standard. [Svahn]
l tumori addizionali sono stati trovati in pazienti di differenti età e di densità mammaria, implicando un ampio ruolo per la tomosintesi. Una elevata percentuale dei tumori trovati grazie ad essa sono carcinomi invasivi, che pure indica un potenziale impatto della tomosintesi negli screening mammografici, pur in assenza ancora di dati definitivi sulla percentuale di cancri d’intervallo.
La dose ghiandolare media assorbita in tomosintesi è la somma di quelle assorbite dalle multiple proiezioni a bassa dose acquisite durante la rotazione del tubo radiogeno, e in parte dipende dall’angolo di rotazione(10-50°) e dal numero di proiezioni acquisite (10-25) nei diversi modelli messi sul mercato da diverse case produttrici di tali apparecchiature.
L’aggiunta della tomosintesi in due proiezioni alla mammografia, come si è utilizzato nei programmi di screening inizialmente intrapresi, comporta un aumento consistente della dose ghiandolare media assorbita:+10-30% in un lavoro di Maldera et al.; +38% (range 0-75%) in un lavoro di Gennaro et al, in relazione allo spessore e la densità della mammella, alla forza della compressione e alla scelta dei mAs da parte del sistema di esposizione automatica (AEC). Tale 38% di dose in più per la tomosintesi rispetto alla mammografia 2D standard eguaglia il 38% in meno di dose che si è ottenuto passando dalla mammografia analogica (SFM) – in uso fino a non molti anni fa- alla mammografia digitale (FFDM).
Va comunque notato che la dose ghiandolare media per un’esposizione con tomosintesi per una mammella standard rimane ben al di sotto dei limiti di dose (3 mGy) raccomandati per la mammografia 2D in USA dal MammographyQuality Standard Act e in Europa dall’European Reference Organisation for Quality Assured Breast Screening and Diagnostic Service.
Per ovviare a tale problematica dosimetrica, sono stati introdotti dei software grazie ai quali dalle immagini 3D viene ricostruita un’immagine 2D cosiddetta “sintetica” che quando associata alla tomosintesi e confrontata con la combinazione mammografia “standard” + tomosintesi, si è dimostrata altrettanto accurata come detection rate e recall rate sia in ambito degli screening già in essere, riveduti e corretti, sia in ambito clinico.
La mammografia 2D sintetica va ovviamente presa non come esame “stand alone” ma da leggere insieme alla tomosintesi da cui è ricavata. All’inizio ci sarà una curva di apprendimento perché le immagini hanno un aspetto diverso dalla mammografia standard. Vi è una risoluzione più bassa (le immagini sono ottenute senza l’uso della griglia anti-radiazione diffusa) e un rumore di fondo maggiore; ma l’algoritmo che la ricava esalta le micro-calcificazioni, le distorsioni e le spiculature
Trimprob
lo scanner e' in grado di supportare la diagnosi di tumore del seno anche di modeste dimensioni
Le membrane cellulari dei tessuti rispondono alla radiofrequenza con una modalità che è funzione dello stato patologico. La ricerca delle variazioni d’onda, attraverso un ricevitore, segnala dunque un’eventuale patologia. Sul monitor appaiono tre linee spettrali, che corrispondono a tre bande colorate (rossa, verde e blu), ciascuna di esse corrisponde a tessuti del corpo che possono essere ad alta densità, molli e vascolari. La diagnosi si basa sulle variazioni delle onde, ossia dei loro picchi che catturano il comportamento delle cellule tracciandone il profilo. Attraverso l’interpretazione di queste tre linee, abbiamo la possibilità di riconoscere varie patologie: la prima linea corrisponde alle alterazioni neoplastiche, tumorali o alle calcificazioni; la seconda linea è condizionata dalle alterazioni parenchimali, e quindi può rilevare stati infiammatori e da congestione. La terza linea è quella delle frequenze vascolari o linfatiche, e mostra eventuali problemi legati a queste funzioni”.
Un ulteriore sussidio diagnostico è l’esame citologico su agoaspirato, che può essere effettuato direttamente sul nodulo o sull’area palpabile. Non è una pratica dolorosa, o lo è in maniera inferiore ad una normale puntura. Non deve essere interpretato come già una diagnosi indiretta di tumore, ma come un ausilio per arrivare ad una diagnosi più precisa.
counseling eredo-familiare senologico
La nostra struttura sulla base dei dati della Letteratura Internazionale e dell’esperienza del Gruppo di Studio sull’Ecografia della mammella ritiene opportuno che le alterazioni focali della mammella debbano essere indagate sulla base dei seguenti aspetti dell’immagine ecografica: a)Forma- viene definita regolare quando la formazione presenta un aspetto rotondeggiante e grossolanamente ovoidale come nei noduli benigni. I noduli maligni sono caratterizzati da un aspetto non geometrico con contorni angolati e spiculati dovuti ai processi invasivi rispetto al parenchima ghiandolare contiguo. b) Contorno- indica allo stesso tempo sia le caratteristiche morfologiche del contorno del nodulo che può essere sia liscio che frastagliato che la possibilità di una corretta definizione del bordo perimetrale del nodulo che può essere netto o sfumato. c) Alone Iperecogeno- indica la presenza a ridosso del confine del nodulo di una corona di fine iperecogenicità che sfuma nel tessuto ghiandolare contiguo. Tale fenomeno è secondario alla presenza di processi microspiculari che si comportano come microcentri di diffusione rifrangendo le onde del fascio ultrasonico. d) Echi interni le formazioni cistiche risultano transoniche o debolmente ipoecogene in caso di contenuto fluido denso
Ecocolordoppler Mammella |
L'ecocolordoppler, come l'ecografia, è una tecnica diagnostica basata sull'impiego degli ultrasuoni (che sono onde sonore di frequenza superiore a quella che il nostro orecchio è in grado di percepire); rispetto all'ecografia, però, possiede la particolarità di essere basata su un fenomeno fisico, detto effetto Doppler, consistente nel fatto che se si dirige verso un corpo in movimento un suono, questo rimbalza, generando un suono diverso (il cosiddetto suono riflesso) le cui caratteristiche dipendono dalla velocità del corpo in movimento. Ciò rende l'ecocolordoppler una tecnica particolarmente usata per la caratterizzazione di strutture, come i vasi sanguigni, nelle quali sono presenti dei liquidi circolanti. Eseguita da personale medico specializzato, si tratta di una tecnica sicura, rapida, non invasiva e sufficientemente precisa, che consente di effettuare un accurato esame della mammella, onde evidenziare la presenza di cisti, infiammazioni o tumori |
CHIRURGIA RADIOGUIDATA
Gamma-Sup /Sonda per la rivelazione del linfonodo sentinella
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